RACCONTO DI VIAGGIO – ASDU SUN ISLAND
Mi volto, la sagoma si intravede ancora.
Per l’ennesima volta si torna all’aeroporto, ma oggi le sensazioni sono diverse, in barca siamo in 7 tutti più o meno con le stesse facce.
A sinistra il sole inizia a sorgere sopra gli enormi ower water del Soneva Gili con gli scivoli e le immense vetrate, mi sconvolge la loro grandezza, sembrano gigantesche ville sul mare, ripenso alle camere di Asdu, mi viene da ridere.
Mi volto, l’isola è sparita.
Spazio ai ricordi.
Decidiamo di andare ad Asdu dopo averla velocemente visitata circa dieci anni fa, l’idea nasce quasi per caso rileggendo i vecchi racconti, ma si concretizza in settembre; una visita al sito della Qatar, una mail ad Ahmed ed il gioco è fatto. Asdu è così “easy”.
Il volo Qatar è oltre ogni aspettativa, migliorato ulteriormente negli ultimi anni, l’attenzione per i bambini maniacale, gli aerei nuovi e pulitissimi, il personale di bordo numeroso, cortese e gentilissimo; i sedili comodi e molto spaziosi, i pasti buoni possono essere accompagnati da ottimi vini e gli snack da champagne o whiskey per chi gradisce queste cose. Le 6 ore fino a Doha passano in fretta, non le 4 che ci separano da Hulule, sui 150 passeggeri circa che stipano l’airbus siamo 16 occidentali e tutti cinesi. Non avevo mai volato con un campione così rappresentativo di cittadini di quel paese, spero non mi ricapiti presto.
Atterriamo, l’aeroporto è addobbato di lanterne cinesi e tutti intorno hanno gli occhi a mandorla. La zona arrivi è stata riorganizzata, si è perso molto della tipicità del posto, se non si vedesse l’oceano dall’altra parte della strada potremmo essere ovunque. Dopo le formalità doganali raggiungiamo i ragazzi con il cartello Asdu Sun Island, aspettiamo meno di un’ora, parliamo con gli altri ospiti ed è tempo di partire, il mare è increspato, la barca veloce sbatte come un tamburo e si ferma due volte perché i motori sono surriscaldati. Sono un po’ perplesso.
Arriviamo all’isola accolti da Ahmed ed espletiamo in pochi minuti il check in, siamo subito in camera.
Recensire Asdu non è facile, non è possibile applicare un metro oggettivo perché la si porrebbe fuori classifica, non la si può paragonare a nessun’altro resort e non è nemmeno semplice rendere le sensazioni soggettive che si provano nel soggiornarvi.
Prima di partire non riuscivo a capire come potessero convivere gli estremi di chi la detesta e di chi l’adora, ora che sono tornato l’ho capito, ma temo che l’interpretazione sia incomunicabile. Mentre giravo per le meravigliose spiagge ho raccolto principalmente commenti negativi. “Il buffet è povero”, “l’isola è tenuta male”, “la gestione è disorganizzata”, tutto vero, ma allora perché mi sento così bene? Non sono un novellino delle Maldive, non sono stato colto da suggestione da prima volta, perché sono così a mio agio?
Partiamo dai dati oggettivi: il reef è molto bello, facilmente accessibile, colorato e pieno di vita, la laguna è godibile con i bambini, a livello naturalistico l’isola è probabilmente superiore a tutte le altre visitate, sembra di abitare su un’isola deserta. Ci sono i tetti i eternit.
Fine.
Inizia il soggettivo.
Per poter capire Asdu e non esserne brutalmente respinti serve TANTISSIMA elasticità mentale, tanto senso di adattamento ed uno spirito leggero, se partite con aspettative preordinate le stesse saranno travolte dalla realtà e rimarrete delusi e scontenti e riterrete di aver speso male i vostri soldi, se siete capaci di accettare l’inaspettato, di affrontare con un sorriso gli imprevisti e rilassarvi davanti a situazioni a prima vista sgradevoli probabilmente siete sulla buona strada per scoprire un’isola fuori da qualsiasi canone che saprà regalarvi più di quanto possiate immaginare.
Appena arrivati sull’isola sistemiamo i bagagli e ci prepariamo per la cena, il sole è tramontato, salta la luce, al buio urto con il piede la base del letto e guadagno la porta, appena fuori vedo i vicini di stanza che, nel portico, leggono alla luce delle torce dei cellulari… “siamo al buio” dico, “si, sarà saltato qualcosa” mi rispondono continuando a leggere, nessuno si lamenta, nessuno cerca il personale del resort per chiedere il ripristino, si affronta la cosa con serenità. 12 volte alle Maldive e devo ancora imparare, va bene, non lo dimenticherò.
La sera si blocca lo scarico del bagno, sono troppo stanco, domani lo dirò a qualcuno, ora esco a stendere i costumi, due porte oltre la nostra vedo rientrare un italiano con il secchio adibito alla pulizia dei piedi “non funziona lo scarico del bagno, uso il secchio per scaricare” mi fa come se fosse la cosa più normale del mondo, io sono basito, non sono ancora entrato in sintonia con l’isola.
Prima cena, sono pronto ad aspettarmi di tutto, ma il buffet mi sembra davvero povero, la qualità è paragonabile ai pasti serviti sull’aereo, la quantità è giustamente calibrata per il numero di ospiti, appena il personale di cucina capisce che probabilmente nessuno si alzerà per prendere altre porzioni, si sparecchia. La cena dura mezzora al massimo ed è preceduta dall’assurdo rito della fila stile mensa di caserma; al giungere dell’ora di inizio della somministrazione dei pasti, non un minuto più tardi, c’è già la fila al tavolo del buffet per potersi servire, ma non capisco perché, il cibo è sufficiente, qualcuno giustamente si scoccia, gli stranieri sono sconvolti, ma si adeguano il giorno dopo, mi verrà spiegato poi che questo vizio ha origini lontane quando il cibo era davvero “misurato” e si correva all’accaparramento perché poi finiva, stranamente l’abitudine è rimasta e si deve essere tramandata da un turista all’altro fino a giungere ai nostri giorni.
Alla fine mi ci sono voluti due giorni ed una lunga chiacchierata con Ahmed.
Il vento forte, l’oceano insolitamente freddo, il cibo, i bungalow con il tetto in eternit, i cocchi che cadono, tutto è andato nella giusta prospettiva ed ho capito l’isola, il resto della settimana è stato da favola.
Quello che vorrei trasmettervi è lo spirito necessario per capire l’isola: se avete in mente le Maldive come meta perfetta ed idilliaca non andate ad Asdu, c’è sempre un contrattempo minore o qualcosa fuori posto; se volete il personale del resort al vostro servizio h24 non andate ad Asdu, vi capiterà spesso di contendervi amichevolmente i dondoli con i maldiviani o di averli accanto durante lo snorkeling; se vi aspettate un sontuoso banchetto non andate ad Asdu, il buffet è misurato e buono, ma la frutta sciroppata fa davvero sorridere alle Maldive; se volete animazione, snorkeling guidato, attività di gruppo o intrattenimento non andate ad Asdu, non c’è nulla di tutto questo; se volete i bungalow del Nika non andate ad Asdu, le camere sono decorose e pulitissime, ma hanno il tetto in eternit (li stanno sostituendo) e sono modeste per quanto riguarda servizi e privacy; se volete la piscina, l’idromassaggio, la palestra, lo yoga, le lezioni di biologia, non andate ad Asdu, ci troverete solo l’oceano ed il meraviglioso reef; se non siete in pace con voi stessi non portate i vostri problemi ad Asdu, non è il posto giusto perché svaniscano da soli. Per contro: se cercate un’isola semplice, piccola, pulita, piena di natura, con un reef straordinario, un centro diving di altissimo livello, delle persone vere e non i servitori che chiamano “venerdì” del Gili Lankafushi, se volete conoscere la storia delle Maldive incarnata in una persona, se volete una testimonianza di cos’erano le Maldive quando tutto iniziò, se cercate la pace, il relax, il rumore dell’oceano che vi culla per addormentarvi ed il canto dei pennuti per svegliarvi all’alba, se volete stare appesi ad una palma dondolando senza far nulla, se cercate voi stessi allora andate ad Asdu, troverete più di quanto vi aspettate.
Massimo
ATTENZIONE: L’ISOLA E’ ATTUALMENTE CHIUSA PER RISTRUTTURAZIONE